Domande frequenti

L'agricoltura biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basata sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.

Il metodo di produzione biologico esplica, pertanto, una duplice funzione sociale, provvedendo, da un lato, a un mercato specifico che risponda alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscano alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale.

In breve, è un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica.

La conversione dall’agricoltura convenzionale all'agricoltura biologica richiede un certo periodo di adattamento di tutti i mezzi utilizzati. A seconda dei diversi settori di produzione, e tenendo presenti le produzioni agricole precedenti, viene definita la durata del periodo di conversione. Le norme per chi entra nel biologico sono precise: specifici periodi di conversione da 2 a 3 anni sono definiti a seconda dei diversi settori di produzione ed in funzione della produzione agricola precedente.

Prima di immettere prodotti sul mercato come “biologici” o come “in conversione al biologico”, gli operatori che producono, preparano, immagazzinano, (o importano da un Paese terzo) prodotti, o che immettono questi prodotti sul mercato, devono notificare la loro attività alle autorità competenti dello Stato membro (in Italia, Regioni e organismi di controllo autorizzati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Mipaaf) e in cui l’attività stessa è esercitata, e devono assoggettare la loro impresa al sistema di controllo.

L’agricoltura biologica non si basa su autodichiarazioni del produttore ma su un Sistema di controllo uniforme in tutta l’Unione Europea. L’azienda che vuole avviare la produzione biologica notifica la sua intenzione alla Regione e a uno degli organismi di controllo (OdC) autorizzati dal Mipaaf.

L’organismo procede alla prima ispezione con propri tecnici specializzati, che esaminano l’azienda e prendono visione dei diversi appezzamenti, controllandone la rispondenza con i diversi documenti catastali, dei magazzini, delle stalle e di ogni altra struttura aziendale.

Se dall’ispezione emerge il rispetto della normativa, l’azienda viene ammessa nel sistema di controllo, e avvia la conversione, un periodo di disintossicazione del terreno che, a seconda dell’uso precedente di prodotti chimici e delle coltivazioni può durare due o più anni.

Solo concluso questo periodo di conversione, il prodotto può essere commercializzato come da agricoltura biologica.

L’organismo provvede a più ispezioni l’anno, anche a sorpresa, e preleva campioni da sottoporre ad analisi.

Le aziende agricole che producono con il metodo biologico devono poi documentare ogni passaggio su appositi registri predisposti dal Ministero, ciò assicura la totale tracciabilità.

Ai centri di assistenza agricola, ai liberi professionisti iscritti ad albi professionali, agli organismi di controllo.

Ai centri di assistenza tecnica agricola, a liberi professionisti iscritti ad albi professionali, agli organismi di controllo.

Il biologico è un metodo di produzione agricolo che non ammette l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi in alcuna fase del processo produttivo, al contrario si possono usare prodotti chimici naturali (es: rame, zolfo, olio minerale, deltametrina, piretrine), batteri (es: Bacillus thuringiensis) e funghi (es: Trichoderma harzianum).

Secondo le statistiche nazionali, il biologico, rispetto al convenzionale, ha una minor produttività, ma una maggiore redditività.

Il costo della certificazione biologica richiede un calcolo abbastanza complesso, che tiene conto di molti fattori e non si limita all’importo della certificazione. Un costo non indifferente riguarda anche il tempo richiesto per la compilazione dei registri e l’impegno costante relativo alla ricerca dei mezzi tecnici o all’attività di prevenzione e monitoraggio dei parassiti.

Tuttavia, generalmente il costo del biologico viene identificato con la quota che l’OdC richiede per la certificazione. Non esistono importi fissi, ma molto dipende dall’OdC e da come è strutturata l’azienda (ampiezza, colture, attività di trasformazione).

Il costo può variare da poche centinaia di euro, per le aziende di minore estensione, senza attività di trasformazione e con colture semplici da controllare, fino a diverse migliaia di euro quando i suddetti parametri diventano sempre più consistenti e complessi e complicano sensibilmente l’attività del tecnico.